Festival del Mondo Antico: Le cose di Sigismondo

L’inventario dei beni del castello redatto da Isotta il 13 ottobre 1468

Questo evento è parte di:
da martedì 9 ottobre a domenica 25 novembre 2018
From Tuesday to Saturday 9.30 a.m.-1.00 p.m. and 4.00 p.m.-7.00 p.m.; Sundays and non-working days 10.00 a.m.- 7.00 p.m.; closed on Mondays, In the days of the Festival of the Ancient World (12th-13th-14th October) open all day from 9.30 a.m. to 7.00 p.m.
Mostre

Ad aprire il velo su una parte più intima e meno conosciuta di colui che fu Signore di Rimini e indiscusso protagonista del Rinascimento è l’inventario dei beni mobili di Castel Sismondo redatto dalla vedova di Sigismondo, Isotta degli Atti, a soli quattro giorni dalla morte di quest’ultimo avvenuta il 9 ottobre 1468.
Il restauro del prezioso documento, promosso dal Lions club Rimini-Riccione Host, sarà presentato al pubblico nel corso dell’incontro organizzato dal Comune di Rimini martedì 9 ottobre 2018, alle ore 18 nel Museo della Città di via Tonini. Delle vicende e dei contenuti parleranno Gianluca Braschi, direttore dell’Archivio di Stato di Rimini, Oreste Delucca, Valerio Bruno, restauratore. Un momento che meglio non poteva concludere le celebrazioni Malatestiane che con decine di iniziative hanno preso avvio il 19 giugno 2017, 600° anniversario della nascita, e che avrà un preludio nella mattinata del 9 ottobre  con un momento celebrativo che partirà alle ore 11 da Castel Sismondo: un cavallo senza cavalcatura,  ma tenuto per le redini, seguito da due rappresentanti della Compagnia di San Martino in abito storico, che procederanno fino al Tempio Malatestiano per deporre una corona sul sepolcro di  Sigismondo Pandolfo.
Dell'inventario si tratterà anche nella giornata di studi del Festival del Mondo Antico dedicata a “Sigismondo Malatesta fra Occidente e Oriente” che avrà luogo sabato 13 ottobre, esattamente a distanza di 550 anni dalla data di redazione dell’inventario di Castel Sismondo.
L’«inventario di Isotta» è una preziosa e unica testimonianza sulla corte malatestiana raccontata attraverso le cose di Sigismondo, proveniente dalle filze del notaio che lo aveva redatto, delle cui vicende e contenuti parleranno Gianluca Braschi, direttore dell’Archivio di Stato di Rimini, Oreste Delucca, Valerio Bruno, restauratore. Il contenuto del documento è senz’altro importante per capire meglio chi era Sigismondo, quali erano i suoi interessi, il suo stile di vita e le relazioni intessute durante la sua vita professionale e privata.
L’inventario di Sigismondo rimarrà in esposizione nella sala del Bellini del Museo della Città fino al 25 novembre 2018.
A cura di Elisa Tosi Brandi. In collaborazione con l’Archivio di Stato di Rimini.

Informazioni

Località: 
Museo della Città 'Luigi Tonini, via Tonini 1 - Rimini centro storico
Ingresso: 
libero

Note aggiuntive

SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA

Nato a Brescia il 19 giugno 1417 sotto il segno zodiacale del cancro (il calendario giuliano era indietro di dieci giorni rispetto al nostro), Sigismondo Pandolfo era figlio di Antonia da Barignano e Pandolfo III.

Divenne signore delle città di Rimini e Fano nel 1432. Nonostante sia ricordato come uno dei più grandi sconfitti della storia, Sigismondo ebbe una vita costellata da successi e fama, soprattutto da quando nel 1435 divenne capitano generale delle milizie papali e successivamente delle principali potenze italiane.

Tra le vittorie sul campo di battaglia si ricordano quella di Monteluro del 1443, che costò la sconfitta a Niccolò Piccinino, quella di Piombino del 1448, dove piegò in un sol colpo aragonesi e Federico da Montefeltro.

Le stesse qualità che gli fecero guadagnare consenso e prestigio personale, contribuirono a segnare il suo declino politico, reso più precario dalla nuova politica papale. La pazienza non era infatti tra le doti di Sigismondo che non fu in grado di far coincidere i propri interessi con quelli più generali, trovandosi in una situazione di isolamento a cui tentò di reagire con le armi. Papa Pio II rispose con la scomunica, a cui nel 1462 il Malatesta fu condannato, enfatizzata dal rogo della sua effige, un inedito trattamento a cui nessun papa aveva mai fatto ricorso fino ad allora.

Fino all’ultimo Sigismondo non si diede per vinto, continuando a prendere parte a campagne militari e alla crociata promossa dal papa in Morea tra il 1464 e il 1466, anno in cui tornò nei suoi domini consapevole di non aver margini di ripresa.

Sigismondo morì il 9 ottobre 1468 a 51 anni con un unico pensiero, quello di portare a termine il Tempio malatestiano, il monumento che avrebbe dovuto immortalare la sua fama in eterno, degno testimone della forza della sua mente e del suo cuore.