Borgo Sant'Andrea

Il Borgo ha origini antiche e mille storie da raccontare.
Ad esso si accede percorrendo la via Garibaldi (l'antica Contrada dei Magnani) dalla centralissima Piazza Tre Martiri per arrivare all'antica Porta Montanara, recentemente restaurata e ricollocata a poca distanza dalla posizione originaria.
Da qui si apre Piazza Mazzini con la Chiesa di San Gaudenzo, Patrono della città.
Anche nei tempi passati è stato un borgo sempre molto popoloso e attivo con il Lavatoio (oggi ricostruito), il Foro Boario e la Fornace Fabbri, che, insieme alle numerose botteghe artigiane, ne hanno fatto una zona di primaria importanza per l'economia cittadina.
Un tempo era il luogo in cui si esprimeva l’essenza stessa della "romagnolità". Un vero e proprio "paese" che manteneva un profondo contato con la campagna, di cui era il naturale sbocco commerciale, porta d’ingresso per i contadini che mettevano in mostra gli animali da vendere nel Foro Boario.
Un paese fatto di strade, aie, cortili e piazzette abitati dagli operai che fabbricavano mattoni alla Fornace. Pieno di osterie e trattorie, che li accoglievano e coccolavano quando, stanchi, davanti ad un bicchiere di vino e a un mazzo di carte, proponevano, talvolta in modo stentato, le loro canzoni o meglio le decantazioni.
Strade di un borgo polveroso percorse dalle lavandaie di nero vestite che del centro storico venivano oltre la porta a ridare candore alle lenzuola delle famiglie riminesi.
Borgo Sant’Andrea era abitato da operai, artigiani, fattori, piccoli proprietari terrieri, macellai e negozianti, una zona popolosa e attiva che poteva vantare siti in parte scomparsi, che hanno segnato la storia della città.


Nel 2002 viene organizzata la prima edizione della Festa del Borgo S.Andrea per invitare tutti a un viaggio nel tempo e nell’identità della città, per riscoprire le sue radici, prendendo in considerazione la data del 14 ottobre che per i riminesi è molto significativa, in quanto si festeggia S.Gaudenzo, Patrono della città.
Da allora la Festa è stata riproposta con cadenza biennale, negli anni dispari e dal 2022 con cadenza annuale.

 

I luoghi-simbolo del Borgo

Porta Montanara
A cavallo tra le due guerre, la situazione urbanistica comportava non lievi difficoltà allo svolgimento delle pur fiorenti attività artigianali e commerciali, per cui nel Borgo furono creati piccoli mercati, botteghe e rivendite negli stessi cortili interni di alcune case. L’area più significativa era quella intorno alla stazione di Porta Montanara, dove operavano i facchini. L’attuale "arco", ricollocato solo da alcuni anni a poca distanza dalla posizione originaria (anche se faceva parte di un passaggio a due porte, uno dei quali distrutto dai bombardamenti) rappresenta simbolicamente una delle quattro porte di accesso alla città romana prima e medievale poi: Porta Montanara, per l’appunto, Porta Romana (Arco d’Augusto), Porta Gallia (Ponte di Tiberio) e Porta Marina verso il porto e il mare.

Lavatoio
Particolarissima importanza ebbe l’attività, esclusivamente femminile, delle lavandaie. Dopo la costruzione del grande lavatoio pubblico nell’attuale via di Mezzo, moltissime donne si dedicarono a quel faticosissimo lavoro, per arrotondare i magri bilanci famigliari.
A quei tempi non esistevano i detersivi ed al loro posto si usava la cenere. I panni venivano dapprima messi nel mastello di legno e poi coperti con un telo a maglia larga. Il telo quindi veniva cosparso abbondantemente di cenere sulla quale poi si versava l’acqua bollente che lentamente filtrava sino in fondo al mastello e da qui usciva attraverso un foro.
Il liquido che usciva era detto "ranno" e serviva per lavare i panni colorati o di lana. Quando infine la biancheria si era raffreddata, veniva tolta dal mastello, caricata sui carretti e portata al lavatoio per il risciacquo finale. I panni poi venivano stesi sulle siepi e, appena asciutti, portati ai clienti.

Foro Boario
Ogni mercoledì il Borgo si riempiva di gente che veniva da tutte le parti per il mercato del bestiame. Era uno spettacolo vedere centinaia di grandi buoi bianchi, della razza gentile romagnola, adornati di nappi e cordoni rossi. La zona del Foro Boario (o Campo della Fiera) corrispondeva alle attuali vie Melozzo da Forlì e via Cignani, e si spingeva fino alla Vecchia Circonvallazione, ovviamente in uno spazio enorme libero da abitazioni e da altri insediamenti. Il Foro boario rappresentava una sorta di terminale del Forese, un vero e proprio motore economico della città di Rimini che aveva, nel Borgo Sant’Andrea, subito fuori delle mura medievali, una importante porta di ingresso.

Fornace Fabbri
La Fornace per laterizi dei fratelli Fabbri forse è stata la più grande fabbrica di Rimini.
Vi hanno lavorato, dall’Ottocento agli anni Cinquanta del secolo scorso, persone che con la loro fatica hanno costruito la città moderna: da chi ha lavorato alle ville in Viale Principe Amedeo, ai "restauri" del Palazzo dell’Arengo a chi ha visto crescere a dismisura quella piccola città che era Rimini ai primi del Novecento. 
La prima testimonianza iconografica che documenta l’attività della fornace nella seconda metà dell’Ottocento è il disegno dello "Stabilimento Industriale per Laterizi e calce dei Fratelli Fabbri". In esso si distinguono facilmente alcune mansioni a cui si dedicavano gli operai: la lavorazione dell’argilla, la formatura dei mattoni, la fase di essiccatura del materiale, il trasporto dei laterizi già cotti. Si riconosce anche la disposizione degli uffici: sulla sinistra l’ufficio, la buca per la calce, i magazzini, l’abitazione dei Fabbri e il forno per la calce. Sulla destra i due forni Hoffmann "con un solo camino", il primo da dieci scomparti e il secondo da quattordici. Al centro del disegno, dietro al forno per la calce, è visibile un’altra fornace di cui compaiono la ciminiera ed il tetto. Il disegno viene datato tra il 1878, anno di fondazione e il 1896, anno in cui l’edificio suddetto venne demolito.