Data comunicato: 29 Giugno 2015
“ I ‘dieci euro mezza pensione’ non hanno nulla a che fare con quell’ottimo rapporto tra qualità e prezzo che il primo elemento della fortuna del modello turistico riminese. Non hanno nulla a che fare neanche con ‘l’evoluzione del mercato ai tempi della crisi’; una cosa è l’opportunità di mantenere prezzi contenuti lavorando con margini inferiori in un contesto di ridotta capacità di spesa da parte del cliente, un’altra cosa è svendere l’offerta o per scelta o perché in buona sostanza ‘costretti’ da tour operator particolarmente ‘pretenziosi’. Ci sono limiti però oltre i quali non si può scendere, limiti che compromettono l’immagine del nostro prodotto. L’attenzione sull’accoglienza, e in primis su quella del segmento ricettivo, è un tema prioritario per l’Amministrazione Comunale, per questo prima di tutto occorre tenere alta l’attenzione sul versante della vigilanza e del controllo anche attraverso lo strumento dei controlli da parte degli organi competenti nei confronti delle strutture segnalate per i disagi arrecati agli ospiti attraverso i reclami.
Non bastano i controlli però. Quei 10 euro non sono un lusinghiero biglietto da visita per una riviera ‘popolare’ ma un nuovo campanello d’allarme, su cui giustamente il presidente dell’Associazione Albergatori invita a non lasciare passare in cavalleria. Il tema non è nuovo, per carità, ma sempre più si incrocia con quella ‘scossa strutturale’ cui l’intera Riviera romagnola- benché ancora incontrastata leader nazionale per presenze turistiche- ha assoluta necessità per recuperare le perdite sul fronte degli arrivi internazionali accusato negli ultimi 20 anni. I prezzi stracciati sono la risposta sbagliata, l’abbassamento sino all’annullamento di ogni margine operativo (o altrimenti ricavabile nella scarsa qualità e nell’opacità delle condizioni lavorative), il sintomo della paura di non farcela se non rinunciando al meglio che sappiamo offrire. Peraltro, se si guarda alla concorrenza internazionale (sino a 25 anni praticamente assente e ora affollata sia per numeri che per modalità promozionali) salta immediatamente agli occhi come la scelta di quelle località sia tutta nella direzione dell’arricchimento dei servizi e della restituzione dell’esperienza emozionale di contesti ad altissima qualità urbana e ambientale. Oggi si è competitivi come destinazione se si è inseriti all’interno di un sistema territoriale competitivo.
Rimini è forse l’unica destinazione balneare d’Italia che si dimostrata capace di far vivere ai proprio ospiti un senso di socialità diffusa, di “comunità”. Il successo di una destinazione, tanto più nei nuovi scenari della competizione globale, dipende prevalentemente dalla capacità di affermare la propria identità, avendo presente che l’evoluzione della domanda è sempre più spinta dalla ricerca di motivazioni autentiche, di esperienze e di relazioni vere, di coinvolgimento emozionale.
La Riviera romagnola, Rimini, ha innervato la sua offerta di infrastrutture strategiche che prima non aveva (penso alla Fiera, alla rete congressuale) proprio per uscire da una stagionalità diventata via via nel tempo un limite per ogni progetto privato e pubblico di sviluppo legato alla redditività. La strada, nei prossimi 3-5 anni, non può che essere la medesima se si vuole evitare la spirale mortale del ‘chi offre di meno?’. E questa strada porta ai progetti di riqualificazione del lungomare; a quel volano cioè alimentato da investimenti pubblici e soprattutto privati che nel modificare in senso innovativo e qualitativo una zona sinora confinata a corsia stradale, potrà da una parte diventare polo di attrazione per un turismo che cerca altro che il prezzo stracciato. Del resto non è forse vero che i clienti fedeli siano quelli meno sensibili alla offerte che fanno leva sul prezzo più basso? Gli stessi clienti fedeli che non non solo spendono di più ma portano nuovi clienti: non c’è messaggio pubblicitario che valga il circolo virtuoso messo in moto dal passaparola di un cliente soddisfatto.
Nelle ultime settimane stiamo portando avanti incontri serrati con gli operatori turistici- albergatori, gestori di stabilimenti balneari e di pubblici esercizi- per illustrare le caratteristiche dei bandi per la riqualificazione del lungomare. L’ultimo confronto è programmato per la prossima settimana, dopo che i tre precedenti hanno avuto un’ottima partecipazione e un altrettanto alto interesse. Gran parte della risposta a quei 10 euro, che simboleggiano una miope visione del presente e del futuro, la si darà con la sfida del nuovo lungomare e cioè la capacità dell’imprenditoria, in primis locale, di unire le forze e garantire quegli investimenti che trasformeranno la corsia stradale odierna in un luogo unico per qualità ambientale e di servizi nel mondo. Siamo di fronte a un bivio: da una parte i prezzi stracciati e dall’altro l’innovazione del prodotto per riportarci a casa quei 2,5 milioni di presenze straniere persi dall’inizio degli anni Ottanta in poi. I bandi per il nuovo lungomare misureranno la febbre o meglio il desiderio del sistema Rimini di guardare con fiducia al domani e di continuare a vestire i panni di leader del turismo balneare italiano. Ormai siamo pronti”.