Rimini si illumina con le Fogheracce di San Giuseppe

Pubblicato il: 28 Gennaio 2015

In occasione della festa di San Giuseppe e di tutti i papà, i tradizionali falò, simbolo della fine di un inverno freddo e dell'arrivo della primavera, animano la città, la marina e le zone circostanti nella sera di lunedì 18 marzo.

A Marina Centro, zona porto, si tiene la tradizionale Fiera di San Giuseppe con grande falò sulla spiaggia libera e mercatino generi vari con bancarelle di prodotti gastronomici, dolciumi e giocattoli dalle ore 17. Il Lungomare sarà chiuso al traffico dalle 16 alle 24. L'accensione della focheraccia, preparata da Anthea con circa 1300 quintali di legname proveniente dalle recenti potature, è prevista per le ore 20.30 circa.
Ricco di animazione e di folla offre un grande spettacolo soprattutto per i più piccini, che si divertono di fronte al fuoco in cui vengono "bruciati" gli ultimi momenti dell'inverno passato.

Anche Viserba riaccende l'antica tradizione della focheraccia con un grande falò ed intrattenimento musicale sulla spiaggia del Bagno 31. Clou della festa sarà intorno alle ore 20,30, quando si darà fuoco al grande falò e verranno distribuiti gratuitamente a tutti gli intervenuti piadina e pesce.
La festa inizia già dal tardo pomeriggio con i negozi aperti su viale Dati che proporanno piccoli assaggi dei loro prodotti e tante piacevoli sorprese.
La serata è organizzata dal Comitato Turistico di Viserba e da Promo Viserba.

Tante le iniziative in altre parti della città come quelle organizzate presso le Parrochie, che radunano persone di tutte le età attorno al fuoco magari sorseggiando un caldo vin brulè.

Quella della fogheraccia è un'usanza molto antica, un rito propiziatorio per un raccolto abbondante, che si collega al calendario romano, secondo il quale l'anno iniziava nel mese di marzo, dedicato a Marte, dio dell'agricoltura, oltre che della guerra. Tale usanza salutava l'inizio dell'anno agricolo con l'accensione di falò di sterpi, paglia e di quello che rimaneva dei raccolti dell'anno precedente insieme alle ramaglie derivanti dalle potature praticate in vista della bella stagione. 
Qui in Romagna la preparazione delle fogheracce è sempre stata di per sè un rito: i contadini accendevano i fuochi per bruciare le potature e i giovani, i bambini e gli anziani, nei giorni precedenti la ricorrenza, raccoglievano oggetti non più utilizzati, mobili vecchi, stracci e li ammucchiavano per fare i falò, qui chiamati tradizionalmente Focheracce o Fugarine di San Giuseppe. Si trattava di momenti di aggregazione paesana, come Fellini magistralmente descrive in "Amarcord", che ancora vivono nell'anima riminese.