Il Centenario della Cgil viene celebrato questanno con una grande mostra darte italiana sul tema del lavoro e in particolare Il corpo del lavoro, negli ultimi cento anni.
Prodotta dallAssociazione Centenario Cgil, progettata e ideata da Promoart e organizzata da Promoart e Arthemisia, la mostra è resa possibile grazie alla collaborazione del Comune di Rimini, che la ospita nel prestigioso contesto di Castel Sismondo, dal 1 marzo al 1 maggio 2006. Successivamente, grazie alla collaborazione con la Regione Sicilia, la mostra sarà esposta a Palermo, dove è prevista tra la fine di maggio e la fine di luglio 2006.<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /?>
Il progetto espositivo, ideato appositamente per i cento anni della Cgil, a cura di Mariastella Margozzi, Luigi Martini, Antonello Negri, si propone di verificare la presenza o lassenza nellarte figurativa italiana dellultimo secolo dei problemi legati alla materialità o immaterialità del lavoro, alla sua corporeità o incorporeità, così come, in qualche modo, alla maggiore o minore fisicità dei processi produttivi.
Per queste ragioni il titolo è: I costruttori e il tema centrale: Il corpo del lavoro. Un tema che allude al corpo del lavoratore, ma anche alla manualità nel lavoro e con accenni al corpo del lavoratore in lotta e allambiente che lo ospita. La mostra quindi testimonia come un nuovo corpo sia entrato nella creazione artistica, dopo quello della divinità, del nobile, del potere politico e militare, del borghese, che nei secoli precedenti erano i soli considerati degni della trasfigurazione artistica.
Si tratta di un filo conduttore affascinante, un approccio diverso da quello più tradizionale sul tema arte e lavoro umano, quindi capace di indirizzare la scelta delle opere in modo specifico.
Si potranno così leggere i mutamenti culturali intervenuti durante un secolo, il ruolo che il lavoro ha assunto durante i diversi periodi e quello che ha nella prospettiva di vita individuale e collettiva, la presenza o lassenza nelle opere darte di questi temi e la loro diversa declinazione.
Un angolo di osservazione originale e capace di contribuire a cogliere i mutamenti sul ruolo culturale e sociale del lavoro nella società e nellarte, la sua stessa evoluzione e i mutamenti di prospettiva, così come vengono intuiti dagli artisti delle cosiddette arti figurative. Oltre allindagine storica, merito e novità della mostra sono quelli di indagare le tendenze più attuali. Se la critica infatti ha sempre considerato largomento nella sua massima espressione fino agli anni Sessanta, degna di nuove riflessioni è la ripresa del tema in questi ultimi anni, attraverso i linguaggi e le tecniche dellarte contemporanea.
La mostra si compone di una selezione delle opere italiane capaci di declinare il tema della mostra, dai primi del Novecento ad oggi, provenienti da Musei e Gallerie dArte Moderna e Contemporanea, dalle Raccolte darte della Cgil, dalle Raccolte darte sui temi del lavoro (Collezione Verzocchi, Galleria del Premio Suzzara), oltre che da raccolte private e archivi di artisti, per un totale di 100 opere.
La cronologia è sintomatica del grado di attenzione al tema. Si delineano infatti tre sezioni: una prima sezione storica fino alla seconda guerra mondiale, una seconda sezione fino agli anni Novanta e una terza dal 1990 al 2005. Di grande attualità fino alla fine degli anni Sessanta, il tema del lavoro risulta meno frequente tra gli anni Settanta e Ottanta ma riacquista sorprendentemente linteresse degli artisti negli ultimi quindici anni.
Tra le opere storiche più emblematiche si possono ammirare Lallegoria del lavoro di Carlo Carrà del 1906, I Costruttori di Arturo Dazzi del 1906-07, Il contadino al lavoro di Umberto Boccioni del 1906-10, I conquistatori del sole di Giuseppe Cominetti del 1907, Fabbri ferrai di Franceso Camarda del 1910, Le tabacchine di Vincenzo Cadorin del 1920, Gli scaricatori di Lorenzo Viani del 1930 c., Il lavoro di Tato del 1930, Cartoni per gli arazzi delle corporazioni di Ferruccio Ferrazzi del 1931, Il lavoratore di Mario Sironi del 1936, Il lavoro di Galileo Chini del 1940.
I problemi del lavoro e dei lavoratori, anche negli aspetti di denuncia, avevano già avuto una vasta trattazione nelle arti figurative durante il secolo precedente, ma le problematiche di una società in crescita, come lItalia di inizio Novocento, non potevano non generare e alimentare limpegno sociale da parte degli artisti, con soluzioni estremamente diversificate che vanno dal socialismo umanitario al realismo che celebra il lavoro come progresso, dal lavoro trasfigurato dal liberty al novecentismo depoca fascista.
Tematiche promosse e sostenute con iniziative e concorsi accademici che preparavano i giovani artisti ad occuparsi degli aspetti sociali e a creare unarte che desse conto di unumanità lavoratrice rigenerata.
A documentare il secondo dopoguerra vi sono altre opere importanti, fra queste: Assemblea di braccianti sul Cormor di Giuseppe Zigaina del 1952, Interno di fabbrica di Emilio Vedova del 1949, Acciaierie di Terni di Renato Guttuso del 1949, Gli scaricatori di Giulio Turcato del 1949, Bracciante ucciso di Armando Pizzinato del 1949, Famiglia di emigranti di Alberto Sughi del 1950, Minatori di Leoncillo del 1951, Ritratto di contadina di Alik Cavaliere del 1957, Palazzi di Renzo Vespignani del 1959.
La rappresentazione del lavoro e dei lavoratori diventa un tópos dell'arte italiana conservando un senso di rinnovamento iconografico-contenutistico. Ne è una ragione il generale orientamento politico di una parte importante della nuova generazione artistica, che ora si concretizza nella militanza nei partiti di sinistra, socialisti e comunisti, ora in un atteggiamento di più generica adesione ai loro ideali e ai loro programmi. Partiti nei quali si riconosceva una componente significativa delle classi lavoratrici, soprattutto degli operai dell'industria.
Dalle opere degli anni Sessanta, tra cui Contadine di Karl Plattner del 1964, Attrezzi da lavoro di Pino Pascali del 1968, e La fantasia non ha preso il potere di Franco Mulas del 1969, a quelle degli anni Novanta il passo è più breve, non mancano tuttavia alcuni esempi significativi del ventennio Settanta-Ottanata, come i lavori di Ennio Calabria, con due dipinti del 1972, e di Colombo Manuelli e Giangiacomo Spadari, con opere del 1980 e del 1981.
Sono anni segnati da licenziamenti di massa, da forti ristrutturazioni industriali, dalla grande crisi finanziaria del paese e dalla fortissima inflazione. Esplode con questa crisi lestetica del corpo, ma non proprio del lavoro, e con essa leffimero. Nella creazione artistica sembra affermarsi la sostanziale irrealtà o immaterialità del corpo del lavoro, ma in particolare la sua assenza, e solo documentando lassenza sembra riuscire a misurarsi con questi temi, denunciando una reale difficoltà a guardare oltre il proprio tempo attraverso il tema lavoro.
Installazioni, video, fotografie ma anche sculture e dipinti sono infine le opere della sezione dedicata ai più giovani artisti che dal 1990 ad oggi si sono confrontati con la dimesione delluomo contemporaneo al lavoro. Opere che consentono di capire meglio chi è, che faccia ha e dove vive il lavoratore dipinto dagli artisti italiani negli ultimi quindici anni.
La mostra si completa inoltre con una sezione aggiuntiva intitolata Omaggio al Centenario della Cgil composta da opere create o offerte per levento, realizzate da dieci artisti italiani: Sonia Alvarez, Vasco Bendini, Ennio Calabria, Piero Guccione, Carlo Lorenzetti, Titina Maselli, Guido Strazza, Alberto Sughi, Walter Valentini, Giuseppe Zigaina.
Impostata per offrire una lettura accessibile ad un pubblico molto ampio per formazione e cultura, la mostra è loccasione per rivisitare la storia del lavoro e dellarte nel loro intreccio continuo lungo un secolo di storia nazionale, documentata anche attraverso con il supporto di documentari e fotografie.
Partcolarità ulteriore della mostra è quella di essere nata grazie alla scelta del Comune di Rimini di investire una tranche delle risorse economiche ottenute a risarcimento di un procedimento giudiziario contro la mafia, nel quale il Comune di Rimini si è costituito parte civile. Una fonte non consueta per un investimento finalizzato alla nascita di uniniziativa di altissimo valore culturale e volutamente attenta al pubblico dei giovani e degli studenti, a cui è riservato uno specifico programma didattico.
Catalogo Skira
Inaugurazione
Giovedì 28 febbraio ore 18.00
Vernice per la stampa
Giovedì 28 febbraio ore 11 14
Ore 12 conferenza stampa
Castel Sismondo
Piazza Malatesta, Rimini