Sere destate al Museo ha in programma martedì 22 agosto alle ore 21,30 una conferenza di Giovanni Rimondini sul tema La chiesa di San Michelino in foro, i cavalieri del Tempio, i pittori riminesi del Duecento, I Malatesti e il Santo Graal.<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /?>
Teatro della conferenza sarà ancora una volta il Museo della Città nella suggestiva cornice del giardino del Lapidario romano o, in caso di maltempo, nella Sala del Giudizio Universale.
Giovanni Rimondini si interessa di storia dell'architettura cui ha dedicato numerose pubblicazioni ed articoli: così anticipa alcuni fra gli argomenti oggetto dell'incontro.
La chiesa di San Michelino in Foro entra nella tradizione critica europea con Jean Baptiste Seroux D'Agincourt (1730-1814), un francese di alto lignaggio venuto in Italia nel 1779 per vedere l'arte della 'decadenza' tra IV e XVI sec. d. C.: nelle città ricche di testimonianze medievali incaricava pittori del posto di realizzare disegni delle architetture e di altre opere. A Rimini si avvalse di Pietro Santi per la chiesa di S. Gregorio, di Gaetano Stegani per Castel Sismondo e il Tempio, e forse di altri. Nel suo scritto, Storia dell'arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI, edito a Parigi nel 1810-1823 e di lì a poco a Prato, D'Agincourt pubblicò una piantina di San Michelino, attribuendone giustamente la cronologia al V secolo. Ma la chiesa originale del V secolo aveva subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni, come l'allungamento della navata principale e del transetto, con l'innesto di absidiole. Nel secolo XIII la chiesa era appartenuta ai Cavalieri del Tempio.
Al 1993 risale la scoperta, nel lato destro dell'abside, dell'immagine pittorica di una santa che il grande critico Federico Zeri assegnò alla cultura umbra del 1270. La data faceva sicuro riferimento agli affreschi perugini di San Bevegnate, chiesa dei Templari, mentre la santa potrebbe identificarsi con Santa Brigida d'Irlanda, venerata dai Templari nella loro chiesa di Piacenza.
L'affresco di san Michelino in foro apre il problema della cultura pittorica riminese del Duecento, documentata anche da un lacerto di affresco rappresentante Cristo, dalla Canonica di Santa Colomba (campanile), dai crocifissi giunteschi dei conventi francescani di Villa Verucchio e Longiano, e da una Madonna di Cimabue, ragionevolmente identificata dal Pasini con quella conservata nella chiesa dei Servi di Bologna. Si tratta di commissioni interne agli ordini francescano e templare che certamente, anche perché a ridosso del secolo XIV, valsero come fonti di ispirazione per i grandi pittori di Rimini nel Trecento.
Al momento della soppressione dell'ordine templare, nel 1312, i Malatesti 'regnavano' a Rimini da quasi vent'anni. Era appena morto Malatesta da Verucchio detto il Centenario (1212-1312) e il secondo 'Signore' era il suo primogenito (?) Malatestino. A questo s rivolsero i Giovanniti per raccogliere l'eredità del Tempio.
Ai Templari sono legate infinite leggende, collegate a quelle del sacro Graal, recentemente inverdite dal successo del libro di Dan Brown. Anche a Rimini...
Lingresso è libero.
Nella serata è possibile visitare le raccolte museali con biglietto ridotto.