Gio Urbinati al Museo della Città

Pubblicato il: 28 Gennaio 2015
Venerdì 5 agosto 2011 nello spazio destinato alle mostre temporanee al piano terra del Museo della Città, ha aperto la mostra di Gio Urbinati dal titolo Cento ciotole e un vaso.

Vi sono esposte 101 ceramiche, pratica quotidiana del fare artistico con la terra. Una continua e ininterrotta variazione sul tema attraverso l'incedere di una circolarità di forme che “raccontano”, con indifferenza, di un universo concavo e convesso. “La ciotola fa muovere i tuoi pensieri” (Tonino Guerra)

“Lo spazio è tale – scrive Alessandro Giovanardi nel catalogo della mostra - quando l'opera delle mani lo rende capiente, sensato; l'esperienza concreta dei luoghi è svelata dagli oggetti nella loro diversa accoglienza e nella loro singolare forza: la ciotola è la forma prima della spazialità. Nel buddhismo tibetano, dove la ciotola è anche campana, è manifestazione del suono primevo.
Emisfera originaria la ciotola è conca e cupola, è ventre e cielo, utero di donna e incombenza del divino. Nelle facciate delle chiese bizantine e medioevali i bacili smaltati - nient'altro che ciotole - sono specchi del sole di cui si colmano, amplificatori della luce creata, segno efficace di quella increata.
La ciotola è segno del pensiero purificato: nel buddhismo rende chiaro il perfetto vuoto della mente; nel tantrismo più radicale gli asceti la ricavavano da un teschio umano, vanitas indiana che segna la scarnificazione dei pensieri.
Crogiuolo alchemico, strumento di farmacisti e cucinieri, la ciotola è il calice arcaico della messa sostenuto da un'alzata, è il graal e la grolla. Infine è il cuore: lo spazio del sé che si riempie e si svuota e di cui occorre prendersi cura perché fragile è la ciotola.”


Giovanni Urbinati, artista ceramista riminese, ha al suo attivo trent'anni di attività e di riconoscimenti. Inizia come pittore, ma presto instaura un rapporto privilegiato con la ceramica. Compie un personalissimo percorso, dove la ceramica diventa il campo nel quale capacità tecnica e idea trovano piena espressione, in un'esplorazione continua nel linguaggio della visionarietà poetica, e del mito. La sapiente arte di Urbinati ci riconduce all'origine del gesto artistico, dell'arte come racconto di sé, con l'intenzione di fare scaturire dall'arte la forza vitale e l'energia che guida l'universo. In questo gesto creativo primordiale, dell'uomo che modella la creta, la materia ceramica diventa, anche attraverso la sua perizia tecnica, perfezionato luogo del pensiero, dove l'arte dialoga con i temi universali dell'uomo”. (Monica Urbani, dal catalogo Giò Urbinati Il ritorno di Ulisse, 2003). Di sé dice: “Ho cominciato da bambino a giocare con l'argilla quando d'estate andavo dai miei nonni in collina. La vicino c'era una pozza d'acqua scavata da una bomba; passavo ore a plasmare forme con la terra. Il resto dell'anno a casa dei miei, alla periferia della città, aspettavo che qualche temporale bagnasse la terra dei fossi”.


La mostra, che gode del patrocinio del Comune di Rimini. Resterà aperta fino al 26 agosto. Il catalogo disponibile presso la mostra che osserva gli orari di apertura del Museo della Città:
da martedì a sabato 9,30 - 12,30 16,30 - 19,30
domenica e festivi 16,30 - 19,30
lunedì non festivi chiuso
martedì e venerdì anche 21 - 23

L'ingresso è libero.