Rimini ha duemila anni di storie, comuni o straordinarie, di potenti signori, geni visionari e umili pescatori, raccolte l'una sull'altra fra il terriccio che le ricopre ed il nuovo volto della città che le sovrasta. Fra queste storie, c'è quella di un medico dell'antica Ariminum, tornata alla luce assieme con la sua casa, la “domus del chirurgo”. Fra i più importanti ritrovamenti archeologici nazionali, la domus è un'abitazione romana datata intorno al III secolo d.C, riemersa dalla terra e dalla storia nel cuore dell'attuale Piazza Ferrari. Il nome che le è stato attribuito, domus del chirurgo, è dovuto alla professione del suo Dominus, Eutyches, divenuta evidente agli archeologi grazie al ricchissimo corredo di strumenti chirurgici, oltre 150 reperti, in uso nell'antichità.
Su di Eutyches sappiamo poco, a parlarci di lui sono i tanti resti rinvenuti, i magnifici mosaici che abbellivano la domus e le incisioni sulle pareti fatte da pazienti soddisfatti. Proprio una di queste incisioni “Eutyches homo bonus” (Eutyches uomo buono), in una delle stanze che doveva servire da infermeria del chirurgo, ha permesso di dargli un nome, ed una storia. Storia che comincia probabilmente in Grecia, come lascia immaginare il nome di provenienza ellenica, oltre che le tante scritte in greco rinvenute fra i reperti e come lo stile della casa, le sue decorazioni e i suoi mosaici di gusto orientale, sembrano sottolineare.
Ma come mai un medico greco si sarebbe trasferito a Rimini, anzi ad Ariminum? Anche questo ci è raccontato, o almeno lasciato immaginare, dai ricchi ritrovamenti, in particolare dal cosiddetto “Cucchiaio di Diocle”. Pezzo unico al mondo, il cucchiaio è uno strumento chirurgico romano pensato per estrarre frecce dal corpo dei soldati, attrezzo non utile ad un medico che svolge la sua attività in una tranquilla città nel cuore dell'impero. Da questo ritrovamento dunque, si profila la storia di Eutyches che, dai possedimenti orientali dell'impero, ha servito come medico di guerra le legioni romane, per poi stabilirsi e praticare la professione medica in una grande città portuale: Rimini.
Ma cosa resta oggi della casa di Eutyches?
Il colorato lascito di mosaici e pitture murarie che ne arricchivano le stanze, è oggi un museo all'aperto, visibile a 360 gradi attraverso una struttura di vetri che ne difende l'integrità. Al suo interno, fra passerelle elevate che permettono di volare sul sito archeologico, è possibile scorgere il piccolo ingresso che immetteva in un disimpegno e quindi in un corridoio interno; su un lato di questo si apriva uno spazio a giardino, mentre sull'altro erano situati diversi ambienti delimitati da muri in argilla poggianti su zoccoli in muratura.
I vani residenziali, decorati da affreschi policromi e da pavimenti musivi a motivi geometrici e figurati, comprendevano una sala da pranzo (triclinium),una camera da letto (cubiculum) e due stanze di soggiorno, la prima delle quali dotata di un pregevole mosaico con Orfeo tra gli animali; in posizione più defilata erano alcuni vani di servizio: un ambiente riscaldato (ipocausto), una latrina e, al piano superiore, la cucina e una dispensa.
Dalla struttura, andata distrutta da un incendio poco dopo la metà del III secolo, lo scavo archeologico ha recuperato e messo in sicurezza, presso il vicino museo della città, un ricco tesoro di reperti. Fra le sale dedicate alla domus, con ambienti in cui è ricostruita fedelmente la “taberna medica” così come doveva apparire 2000 anni fa, è oggi possibile ammirare i 150 strumenti medici rinvenuti, gli oggetti di vita quotidiana di Eutyches e gli affreschi policromi recuperati tra le macerie che ritraggono motivi floreali o animali, tra cui si distingue una impressionistica veduta con scena di porto.
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