C'era una volta, a Rimini, la Fornace Fabbri

Pubblicato il: 28 Gennaio 2015

Battenti aperti fino al 30 novembre al Museo della Città della mostra "C'era una volta, a Rimini, la FORNACE FABBRI, storia vera di un territorio, di un'industria e delle sue genti", che continua ad essere oggetto d'attenzione e curiosità dei numerosi visitatori.

Inaugurata il 14 ottobre scorso in occasione della Festa del Borgo di Sant'Andrea, la mostra racconta una pagina importante ma sconosciuta della vita della città.

Il sito della necropoli romana e successivamente delle fornaci medievali, diventa nell'800 "Privilegiato Stabilimento di laterizi" dei F.lli Davide e Luigi Fabbri, un esempio di archeologia industriale di pregio definitivamente scomparsa negli anni '70 con il suo abbattimento.

Di qui il titolo della mostra che ne traccia lo spirito. I curatori, coordinati da Manuela Fabbri, una degli ultimi tra gli appartenenti alla famiglia che vi hanno abitato, hanno inteso riscrivere la storia di una delle prime industrie di Rimini.
"C'era una volta, a Rimini, la FORNACE FABBRI" non si incentra solamente sulla ricca documentazione fotografica, particolarmente suggestiva, emozionante, dove si respira la cultura del bello e del fare.

La mostra è ricca di materiale inedito sulla città e i suoi abitanti: partendo da ciò che i Fabbri hanno ritrovato nel sito archeologico per essere stata in età romana una necropoli; ritrovamenti donati agli istituti culturali riminesi ed oggi esposti al Museo e al Lapidario romano. Solamente il bronzo dell'Agrippina Minore è giunto al Metropolitan Museum di New York. A tal proposito è interessante l'epistolario in mostra tra Carlo direttore di allora, figlio di Luigi Tonini, e i Fabbri.

Nella mostra, dopo un percorso di 20 metri sull'evoluzione urbanistica del territorio (a cura di M. Federico, L. Tonini e M. Vandi), sono esposti altri reperti d'età romana e medievale, curati da Cristina Ravara e Oreste Delucca.

Ai molti documenti autentici dell'industria, raccolti dal ricercatore Gianfranco Fravisini, fa seguito la ricca documentazione fotografica dell'archivio della Biblioteca Gambalunga e quella proveniente dagli album della famiglia di Luigi Fabbri, figlio di Luigi Serafino, il fondatore.

Appartenenti alla famiglia Fabbri, sono poi esposte alcune immagini preziose del Contessi e dei primi fotografi riminesi dell'800, come quella di Ester Fabbri, stimata professoressa e pioniera dell'emancipazione femminile. Immagini dei colleghi e amici inseparabili Luigi Fabbri e Ferruccio Benzi, padre di Titta, al quale Federico Fellini si è ispirato in Amarcord; i loro figli: Toto (Dante) bambino insieme agli amici Titta Benzi e Alberto Martelli; i primi villini della Marina costruiti e venduti dall'impresa immobiliare dei Fabbri, documentatati nella pianta del Meluzzi di proprietà del Museo, con cartoline
inedite di G. Fravisini: il villino Urtoller (abbattuto per lasciar spazio all'Hotel Ambasciatori) e l'Adelgisa, intitolata all'ultima figlia di Luigi, fotografati nel prezioso Album del Contessi. Quest'ultimo edificio, divenuto Hotel Esedra, è uno dei pochi villini dei primi del '900 ancora esistenti, insieme a Villa Ercole, attualmente in fase di restauro. Una genealogia completa, quella dei Fabbri, ricostruita dal ricercatore Luigi Vendramin.

La gigantografia della foto aerea, commissionata nel 1929 dai Fabbri all'Aerofotografica Calderoni di Milano, mostra come era effettivamente Rimini allora, col Teatro Galli che si staglia su piazza Cavour e il Marecchia non ancora deviato che scorre sotto il Ponte di Tiberio.

Il suggestivo plastico-diorama di Stefano Aguzzoni, quale sintesi dei cento anni della Fornace dei F.lli Davide & Luigi Fabbri, illustra le dimensioni e le destinazioni d'uso di quella parte del territorio.

Esposti per la prima volta i due leoni di terracotta (l'uno vigile e l'altro dormiente) posti sul cancellone che delimitava l'accesso alla Fornace, leoni modellati da Filogenio Fabbri (figlio di Mauro, fratello dei fondatori) scultore riminese, autore dei cavalli della Fontana al mare; artista sulla cui opera la storica dell'arte Michela Cesarini ha dedicato una sezione.

Per tutta questa ricchezza di stimoli culturali, unitamente ai curatori della mostra, sarà organizzato un pomeriggio di studio sull'argomento quale occasione per molti studiosi di occuparsi dei siti esistenti su quell'area, di Rimini e dell'archeologia industriale perduta.



La mostra è stata promossa dall'Associazione Quei de' Borg ad Sant'Andrea e dal Comune di Rimini, Musei Comunali e dalla Provincia di Rimini.

Partner: Gruppo Ripabianca e Cooperativa Braccianti Riminese. Media partner Corriere di Romagna. Con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio, Camera di Commercio, Confindustria Rimini, Collegio Costruttori, Focchi Group. Con la collaborazione dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Italia Contemporanea e l'Archivio di Stato e il patrocinio degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri.

La mostra, ad ingresso libero, è aperta negli orari del Museo della Città
da martedì a sabato 8.30-12.30, domenica e festivi 16.00-19-00, tutte le domeniche di novembre anche dalle 10.00 alle 12.30
Info: tel 0541.21482