Il 31 ottobre di trent’anni fa moriva Federico Fellini lasciando in eredità il suo mondo universale di sogni e visioni. E se nei film di Fellini non è mai comparsa la parola «Fine» sullo schermo, come se le vicende raccontate non si concludessero e potessero continuare ad avere una vita propria, nei suoi sogni il peso simbolico di quel momento ultimo era ricorrente. Ce lo mostra il Libro dei sogni, dove il regista riminese in più occasioni prefigura in sogno la propria fine.
In occasione dei 30 anni dalla morte del Maestro, martedì 31 ottobre, alle ore 13, ai piedi della Grande Prua, il monumento funebre, appena restaurato, che l’artista Arnaldo Pomodoro ha dedicato a Federico Fellini e a Giulietta Masina nel cimitero di Rimini, il Sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e la nipote del regista, Francesca Fabbri Fellini, deporranno un mazzo di fiori.
Sempre martedì 31 ottobre, la città di Rimini apre le porte di tutti i musei: si potrà accedere a titolo gratuito al Fellini Museum e a tutti i Musei della città e approfittare dell’occasione per visitare le due mostre in corso, entrambe al Palazzo del Fulgor, a partire da quella dedicata all’ultimo addio al grande regista “Rimini 1993-2023: il funerale di Fellini nelle immagini inedite di Marco Pesaresi”, prorogata fino al 19 novembre.
Come Fellini sogna la propria morte nelle pagine del Libro dei sogni
È il 25 febbraio del 1982 e i quotidiani riportano in prima pagina la notizia della morte di Federico Fellini: “Fellini scomparso”, “È morto il re del cinema”, “Sicuramente debellato Fellini”, sono i titoli di alcuni articoli di quella mattina. Quell’annuncio, nella realtà, i giornali non lo fecero mai: è Fellini a sognarlo. E, per quello che possiamo leggere nel Libro dei sogni, non fu quella la prima volta che il regista riminese prefigura in sogno la propria morte e non sarà neppure l’ultima.
Era già capitato nell’ottobre del 1961 e ancora nel dicembre del 1976, quando, ripreso di spalle e circondato da due guardie, assiste alla preparazione del plotone di esecuzione che l’indomani l’avrebbe fucilato per omicidio. E in procinto di morire, sempre a seguito di una condanna, ma per impiccagione, Fellini si sogna anche nel maggio del 1965: di profilo sotto il cappio di una corda già ben tirata. Per la loro messa in scena quasi fumettistica o per il loro commento ironico questi sogni, seppur mortuari, non sono angoscianti. Come non lo è la bara di pietra che nella fantasia onirica del dicembre del 1965 accoglie il cadavere di Fellini e accanto alla quale, nel frattempo, il regista decide comunque di pranzare.
Inquietante, per quanto è premonitore, è invece il sogno del luglio del 1990, che forma con quello immediatamente successivo il dittico di chiusura della raccolta, nei due leggendari album, dei disegni onirici di Fellini. In questo sogno, noto per la didascalia kafkiana “disperso dei dispersi” che ne domina la raffigurazione, l’autore di 8½ deve recapitare a sé stesso una lettera, ma al posto della cassetta postale del suo studio trova una lapide con quell’iscrizione e scopre che il foglio da imbucare è bianco. Una consegna dunque senza destinatario, un messaggio senza contenuto: è con questo senso di smarrimento che Fellini prende congedo dal mondo dei suoi sogni, dalla fonte principale di ispirazione del suo cinema.
“Debbo svegliarmi, sto dormendo da troppo tempo. Hei! sveglia!” sono le ultime parole di quell’enciclopedia felliniana che è il Libro dei sogni. Dopo La voce della luna, uscito nel 1989, Fellini non trova più nessuno disposto a produrre i suoi film e allora questa esortazione a reagire, questa sorta di incitamento rivolta in sogno a se stesso ci fa capire quanto profondi, negli ultimi anni della sua vita, devono essere stati il disagio, l’amarezza e la sensazione di isolamento dell’artista che secondo Martin Scorsese ha stabilito quello che il cinema è e quello che il cinema può essere.
La grande Prua restaurata: la deposizione dei fiori
In occasione dei 30 anni dalla morte di Fellini, martedì 31 ottobre, alle ore 13, ai piedi della Grande Prua, il monumento funebre che l’artista Arnaldo Pomodoro ha dedicato a Federico Fellini e a Giulietta Masina, il Sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e la nipote del regista, Francesca Fabbri Fellini, deporranno un mazzo di fiori per commemorare il Maestro nel trentennale della sua scomparsa. Sotto la supervisione della Fondazione Pomodoro, la scultura nel cimitero monumentale, è stata recentemente oggetto di un intervento di ripulitura, con la rimozione delle parti ossidate, e di lucidatura, con il ripristino della patina interna ed esterna.
31 ottobre ingresso libero al Fellini Museum e a tutti i Musei della città. Prorogata al 19 novembre la mostra del funerale di Fellini nelle immagini di Marco Pesaresi
In occasione del 30 anni dalla morte, martedì 31 ottobre, si potrà accedere a titolo gratuito a tutti gli istituti museali di Rimini (orario di apertura 10 – 13 ; 16 – 19). L’iniziativa è l’occasione anche per visitare le due mostre in corso, entrambe al Palazzo del Fulgor, a partire da “Rimini 1993-2023: il funerale di Fellini nelle immagini inedite di Marco Pesaresi”, a cura di Mario Beltrambini e Jana Liskova, che presenta le 30 immagini selezionate - delle oltre 240 che compongono l’intero reportage - del funerale di Federico Fellini scattate dal fotografo Marco Pesaresi. La mostra viene prorogata fino a domenica 19 novembre e sabato 4 novembre, alle ore 17, è prevista una visita guidata condotta dal curatore Mario Beltrambini e dalla mamma di Marco Pesaresi, Isa Perazzini. La visita è gratuita ma previa prenotazione all'indirizzo: museofellini@comune.rimini.it
Sempre al Palazzo del Fulgor fino al 19 novembre è possibile visitare la mostra DISNEY 100 - Un secolo di capolavori del cortometraggio animatocon una galleria di bozzetti originali dei più noti corti e una serie di tavole del numero speciale di Topolino del 1991 dedicato a La strada, nell’anno del centenario della Disney