La tradizione delle veglie e dei racconti di folletti, streghe e briganti che terrorizzavano i bambini rappresentava un prezioso momento di aggregazione sociale, soprattutto nelle campagne romagnole.
I racconti, al limite dell’incredibile, erano continuamente arricchiti, esagerati: lo stupore doveva cogliere gli invitati, poteva spaventarli come divertirli a morte.
L’esagerazione e l’esplosione del fiabesco si alimentavano di un materiale ricco di riferimenti alle proprie radici e dove l’immaginazione popolare offriva un’inevitabile testimonianza delle piccole comunità che si riunivano.
Tra gli argomenti delle veglie di fronte al focolare durante le fredde serate invernali erano i racconti delle insidie e dei dispetti fatti dai Folletti (i Fulett) che incutevano terrore ai più giovani della compagnia.
Il Mazapegul è il tipico folletto romagnolo, dispettoso e pasticcione che che passa le notti ad infastidire le giovani fanciulle e non solo.
Secondo la tradizione popolare romagnola questo strano e piccolo animaletto, un po’ scimmia e un po’ bambino, indossa un cappellino rosso che lascia fuori dalla camera della persona che molesta. Si racconta che questo buffo folletto si innamora delle giovani di casa, le insegue, scompiglia i loro capelli, si insinua sotto le sottane, è geloso e vendicativo e per tenerlo lontano i contadini tenevano il forcone sotto il letto.
Le veglie e il Mazzapegul
Le veglie e il Mazzapegul
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