Edificio esempio della tipologia di colonia elioterapica
La colonia del Fascio Bolognese fu costruita su progetto dell'ingegner Ildebrando Tabarroni tra il 1931 e il 1932, ripetendo il modello a padiglioni utilizzato venti anni prima per l'Ospizio Marino Provinciale Bolognese, in seguito colonia Murri, realizzato a Rimini su progetto di Giulio Marcovigi.
La struttura della colonia rappresenta la tardiva applicazione di una tipologia architettonica ospedaliera basata sulle teorie mediche della fine del XIX secolo, secondo le quali le diverse specialità mediche e chirurgiche, gli ambienti per l'amministrazione e per il personale, i dormitori e i servizi dovevano essere nettamente separati. L'uso di un linguaggio ormai ampiamente superato è reso ancora più evidente dal confronto diretto con la colonia Novarese, che si trova poco distante, sull'altro lato della strada. Il complesso è attualmente in fase di restauro per essere adibito a struttura ricettiva.
Il complesso è costituito da quattro padiglioni disposti perpendicolarmente rispetto alla spiaggia, che ospitavano i dormitori e i refettori al piano seminterrato, intervallati da tre corpi di fabbrica di minori dimensioni adibiti a uffici, sevizi e camere per il personale. I padiglioni sono attraversati da un corridoio di collegamento lungo 169 metri, che incanala la distribuzione degli edifici e permette l'accesso da ciascun padiglione alle aree esterne di pertinenza, attraverso sei rampe di scale.
All'impianto di ispirazione tardo ottocentesca corrisponde il trattamento dei prospetti, ancora improntato a stilemi eclettici riferiti alla tradizione bolognese, con fasce marcapiano, cornici decorative in cotto a sottolineare le aperture e decorazioni pittoriche nella fascia di coronamento dei fabbricati adibiti a servizi. Le facciate sono rivestite in laterizio, con basamento intonacato, e sono caratterizzate dall'alternanza di aperture rettangolari al primo piano, centinate al secondo piano e binate sui lati corti dei dormitori, mentre il corridoio è forato su entrambi i lati da un doppio ordine di archi, separati da paraste al piano superiore.
Il disegno dei prospetti dei dormitori non riflette la distribuzione interna, dissimulando l'utilizzo del cemento armato che permette di ottenere due grandi camerate a pianta libera per ogni piano, separate dal corridoio passante. Il corpo d'ingresso principale, al centro del complesso, con il portale d'entrata soprelevato e preceduto da una scalea, la parte centrale aggettante, il balcone e le elaborate cornici in cotto, imita invece la tipologia del palazzo urbano.
Descrizione tratta dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per l'Emilia-Romagna