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Home / I 600 anni di Sigismondo Pandolfo Malatesta

I 600 anni di Sigismondo Pandolfo Malatesta

Forte, colto, passionale, spregiudicato, impulsivo e pure bello. Questa è l’immagine di Sigismondo che ci è stata tramandata da testimoni della sua epoca. Il Malatesta non si è fermato mai davanti a nulla, interpretando al meglio l’idea rinascimentale dell’uomo come armonica fusione di pensiero e atto, forza e bellezza, movimento e quiete.
La forza del suo corpo gli ha permesso di sopravvivere a decine di campagne militari, con la forza della sua mente e del suo cuore ci ha lasciato un patrimonio eccezionale.
La mente, il corpo e il cuore saranno le tre direttive in cui si animeranno le manifestazioni malatestiane ideali richiami a Sigismondo nel sesto centenario anniversario della nascita. Un programma di celebrazioni che ha preso avvio lunedì 19 giugno, giorno della sua nascita, per concludersi nell’ottobre 2018 a 550 anni dalla morte.

 

Sigismondo Pandolfo Malatesta
Nato a Brescia il 19 giugno 1417 sotto il segno zodiacale del cancro (il calendario giuliano era indietro di dieci giorni rispetto al nostro), Sigismondo Pandolfo era figlio di Antonia da Barignano e Pandolfo III. Divenne signore delle città di Rimini e Fano nel 1432. Nonostante sia ricordato come uno dei più grandi sconfitti della storia, Sigismondo ebbe una vita costellata da successi e fama, soprattutto da quando nel 1435 divenne capitano generale delle milizie papali e successivamente delle principali potenze italiane. Tra le vittorie sul campo di battaglia si ricordano quella di Monteluro del 1443, che costò la sconfitta a Niccolò Piccinino, quella di Piombino del 1448, dove piegò in un sol colpo aragonesi e Federico da Montefeltro. Le stesse qualità che gli fecero guadagnare consenso e prestigio personale, contribuirono a segnare il suo declino politico, reso più precario dalla nuova politica papale. La pazienza non era infatti tra le doti di Sigismondo che non fu in grado di far coincidere i propri interessi con quelli più generali, trovandosi in una situazione di isolamento a cui tentò di reagire con le armi. Papa Pio II rispose con la scomunica, a cui nel 1462 il Malatesta fu condannato, enfatizzata dal rogo della sua effige, un inedito trattamento a cui nessun papa aveva mai fatto ricorso fino ad allora. Fino all’ultimo Sigismondo non si diede per vinto, continuando a prendere parte a campagne militari e alla crociata promossa dal papa in Morea tra il 1464 e il 1466, anno in cui tornò nei suoi domini consapevole di non aver margini di ripresa. Sigismondo morì il 9 ottobre 1468 a 51 anni con un unico pensiero, quello di portare a termine il Tempio malatestiano, il monumento che avrebbe dovuto immortalare la sua fama in eterno, degno testimone della forza della sua mente e del suo cuore.

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Data ultimo aggiornamento 26/06/2017 - 15:02