7, 15 marzo; 5, 18, 24 aprile 2024
alle ore 17
Congressi, Convegni, Conferenze e Seminari
A pochi mesi dall’ottantesimo Anniversario della Liberazione di Rimini dall’occupazione nazifascista (21 settembre 1944), la Biblioteca Gambalunga e l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Rimini si interrogheranno sul significato e le conseguenze della distruzione pressoché totale della città, provocata dalle tonnellate di bombardamenti scaricate su di essa. Una distruzione conosciuta da molte altre città italiane ed europee, effetto di una guerra divenuta totale, combattuta non solo dai militari, ma che ha avuto come obiettivo l’uccisione dei civili, la devastazione delle città e del loro patrimonio culturale, con lo scopo di distruggere l’eredità culturale e la capacità di ricordare il passato delle popolazioni nemiche. A partire dalla guerra dell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta questa cultura della guerra, che si è radicata fino ai giorni nostri, è stata definita “urbicidio”, uccisione delle città, il cui significato sarà indagato con gli strumenti della storia, dell’architettura, della filosofia e delle arti.
Aprirà la rassegna lo storico contemporaneista dell’Università di Bologna, Roberto Balzani, il 7 marzo, che con la lezione Il senso del tempo e dei luoghi: i patrimoni culturali si interrogherà sui valori che sono rappresentati e tramandati attraverso il patrimonio artistico e culturale, la loro centralità per tenere vivo il patto fra le generazioni.
Seguirà il 15 marzo la lezione di Carlo Tosco, docente di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Torino, intitolata Il paesaggio è storia, in cui si affronterà il tema della perdita conoscitiva provocata dalla distruzione di un sistema millenario che ci fa assomigliare geneticamente al nostro paesaggio.
Patrizia Violi, linguista e semiologa dell’Università di Bologna, che a lungo si è occupata di trauma e memoria, soprattutto in relazione ai siti della memoria e ai monumenti, il 5 aprile affronterà il tema Urbicidio: le immagini della distruzione nella rappresentazione letteraria e artistica.
La memoria si può cancellare anche attraverso la ricostruzione di ciò che è andato perso o distrutto. Che rapporto hanno i luoghi del presente con quelli scomparsi? Tentare di rispondere richiede di interrogarsi sul significato stesso di fare memoria e storia.
Affidiamo le nostre memorie ai monumenti perché le conservino per noi. Così possiamo permetterci di dimenticarle, sostiene Andrea Pinotti, docente di Estetica all'Università Statale di Milano, che il 18 aprile proporrà con Nonumento, una riflessione insieme estetica e politica sull’arte monumentale contemporanea e sulla contraddizione che l’affligge: negare il monumento, per riaffermarlo.
La cultura della cancellazione del passato, la cosiddetta cancel culture rappresenta la pericolosa tendenza oggi sempre più diffusa a rimuovere opere o persone che si ritengono colpevoli di aver sostenuto valori contrari alla sensibilità del tempo presente, provocando la trasformazione del passato, anziché la sua conoscenza. Affronterà l’argomento Antonella Salomoni, docente di storia contemporanea dell’Università di Bologna, con la lezione Distruggere e trasformare il passato, che si terrà il 24 aprile.
giovedì 7 marzo
Roberto Balzani, Il senso del tempo e dei luoghi: i patrimoni culturali
venerdì 15 marzo
Carlo Tosco, Il paesaggio è storia
venerdì 5 aprile
Patrizia Violi, Urbicidio: le immagini della distruzione nella rappresentazione letteraria e artistica
giovedì 18 aprile
Andrea Pinotti, Nonumento
mercoledì 24 aprile
Antonella Salomoni, Distruggere e trasformare il passato