La Tratta secondo la tradizione dei pescatori riminesi

Pubblicato il: 28 Gennaio 2015
Ancora una volta l’associazione pro loco Ghetto Turco di Rimini, di concerto con alcuni pescatori esponenti storici della marineria viserbese, organizza la rievocazione delle vecchie tradizioni di pesca riminesi. L'ultimo appuntamento della stagione estiva sarà domenica 8 settembre dalle ore 16, sulla spiaggia di Marebello, dove tutti potranno assistere dall’arenile alle operazioni di pesca "alla tratta", una tecnica "povera" conosciuta fin dall’antichità. 

Questo metodo, in uso sul nostro litorale fino agli anni Cinquanta e poi non più autorizzato, sarà riproposto ancora una volta in una esibizione pratica lungo il Litorale riminese in nome della salvaguardia delle tradizioni locali e per far conoscere la pesca dell’Adriatico che da sempre è stata fonte di sostentamento per la popolazione marinara riminese.

Domenica 8 settembre, la rievocazione della tirata di tratta (al mèni) inizia intorno alle ore 16 sulla spiaggia di fronte al bagno 99 "Loretta" e durerà per circa un'ora. Al termine sarà allestita una rustida secondo la vecchia tradizione dei pescatori riminesi con degustazione di pesce arrostito sulla brace, piadina e buon vino della Romagna per far riscoprire i veri sapori di pesce che ci offre il mare Adriatico.

Quest’anno l’associazione pro loco Ghetto Turco ha coinvolto anche gruppi delle scuole riminesi, con l’obiettivo di far conoscere a bambini e ragazzi le tradizioni marinare dei loro nonni e bisnonni, da come pescavano a come cucinavano il pesce sui caratteristici "fuoconi".

Chi vorrà potrà inoltre visitare il museo dell’associazione “E’scaion” a Viserbella, che propone, attraverso l’esposizione di raccolte etnografiche e naturalistiche, di preservare la vitalità della memoria e diffondere la conoscenza della locale cultura marinara.
www.escaion.com



La rievocazione della tratta
Tutto e' nato da due amici davanti ad un bicchiere di vino parlando dei valori della vita e delle difficolta' della gente per sopravvivere nel quotidiano.
Fino agli anni '50, nonostante le difficoltà, vi era molto armonia, rispetto e ci si aiutava l'uno con l'altro.
Sulla base di questi valori' si è deciso di fare la rievocazione della tratta, della storia e della tradizione della vecchia pesca che i nostri nonni praticavano per sopravvivere.
Dopo un attento esaqme della vecchia documentazione e raccolte le testimonianze di quella forma di pesca (all'epoca si praticava con una piccola barca chiamata in dialetto romagnolo "batana" con a bordo 10 - 12 persone, dalla quale si calavano le corde lunghe 200 metri), si è pensato di rievocare quei momenti di vita quotidiana, tramandando delle tradizioni ricche di significati e di valori.
La "batana" prendeva il largo con la rete lunga 200- 300 metri, si faceva il semicerchio per arrivare in riva con gli altri duecento i metri di corda, dove un'altra decina di persone tiravano la rete dalla spiaggia in riva al mare, fino ad unire i due capi delle corde, creando un grossa sacca per la raccolta del pescato. Il pesce veniva poi portato dagli ortolani che ripagavano i pescatori con uova, pollame, e verdure.